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Le Mille e una Novella

Le Mille e una Novella

By Miriana Novella

Scrivo una storia, poi te la racconto e viaggiamo insieme. Sei pronto? Allora facci partire premendo play! Alla fine non saranno veramente 1001 storie, perché altrimenti finirei dopo 1001 settimane, cioè più di 19 anni... Seconda stagione da venerdì 22 settembre 2023 a venerdì 24 novembre 2023.
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١٥ Mezzi molesti

Le Mille e una NovellaOct 27, 2023

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03:21
١٩ Il finalessandra

١٩ Il finalessandra

È tornata, proprio in tempo per il finale: in realtà non se n'era mai andata. Come faccio a perdonarla ogni volta non lo sa più nessuno, nemmeno lei. Si vergogna per avermi succhiato il sangue, si vergogna di tutto. Non ho ancora scoperto se sa andare in bicicletta, di sicuro non sa sciare, invece io tra poco riandrò a sciare. Di chi sto parlando? C'è scritto nel titolo. So che non si capisce niente lo stesso, l'ascoltatore deve perdonarmi, sono un po' su di giri, è tornata, lei è tornata. Ardnassela, (h)ard nas se la. No, il suo nome al contrario non vuol dire molto, un NAS di hard disk se la... svigna! Sto dando i numeri, anzi i byte. La aspettavo, da tanto, non arrivava mai, non la volevo mai, e poi mi è passata affianco e ho capito che è tornata. Ieri sera ho rivisto il film che le avevo regalato per ultimo, quello con la A; sul biglietto le avevo scritto mi manchi. Mi manchi. Quando le cose smettono ci mancano, ma quando fanno male non le vorremmo mai più. La curiosità adesso è immensa, la riabbraccerò davvero? Sì.


Non ha molto senso parlare ancora, ho finito, ho finito per stavolta. Lascerei parlare il cuore, il cuore non parla. Cioè il cuore batte, forte, e quando penso a lei ancora più forte. Spero non mi vada più contro, ma piuttosto mi aiuti. Mi aiuti a continuare questo falò interno meraviglioso, in cui le persone si aiutano. Senza l'aiuto il cuore resta gelido, senza falò, senza persone. Le persone aiutano le persone. Sì, direi che questa canzone bellissima chiuderà questa stagione. Alla prossima stagione.


[In coda "People Help the People" di Birdy]


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Nov 24, 202304:48
١٨ Sgombri che sgombrano

١٨ Sgombri che sgombrano

Ci sono quelle spese al supermercato piene di roba, bisogna sempre mangiare del resto. Sono moglie e marito, faranno presto; una figlia e una cagnetta, cioè una seconda figlia, sono a casa ad aspettare. La cagnetta piagnucola: sa che i padroni presto dovranno tornare con la pappa. Un po' di coccole alla cagnetta, un po' di letture per la figlia, e poi tornano i padroni, la cagnetta è contenta, ma anche la figlia, c'è il pollo arrosto per stasera, e per la settimana il pesce, il formaggio, la verdura fresca, la frutta nuova. Mamma e figlia mettono tutto nel frigorifero, ora è bello pieno di roba. La mamma però non trova più uno sgombro dei tre, cioè una confezione di sgombri delle tre acquistate sembra mancare all'appello.


Moglie e marito allora tornano alla macchina per vedere se qualche sgombro è rimasto lì, ma niente, allora tornano al supermercato, andando alla cassa che avevano usato, per chiedere se qualcuno per caso avesse trovato degli sgombri solitari, smarriti, ma niente. Allora la cassiera dice "la signora è affamata, le manca uno sgombro fresco... vada a prendere uno sgombro freschissimo signora, cioè la confezione che ha perso, e ritorni qui". Allora la moglie va al banco del pesce e prende uno sgombro, ripassa dalla cassiera, ringrazia, e col marito ritorna a casa. A casa scopre di aver preso una confezione di aringhe questa seconda volta, nella fretta si è pure confusa... Ma la storia non finisce qui, nel mettere le nuove arrivate nel frigorifero scopre che gli sgombri non avevano sgombrato misteriosamente, bensì erano rimasti tra due confezioni di carne, e nel dividere carne e pesce non si era accorta fossero finiti lì! A cena la storia viene raccontata alla figlia, e così il marito, la moglie, la figlia, e la cagnetta ridono, degli sgombri che sgombrano o anzi no, che si trasformano in aringhe. E tutti vissero felici e contenti, con una confezione di aringhe in più, che il marito tutto felice l'indomani prepara insieme alle seppie, da pulire dal loro nero. Le seppie pulite, insieme alle aringhe, infine compongono una frittura di pesce spettacolare. La figlia racconta la storia, è regolare.


[Una storia vera]


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Nov 17, 202303:21
١٧ La domenica si mangia e basta

١٧ La domenica si mangia e basta

Stai correndo, su una strada stupidissima. Così stupida da averla nominata via "ammazzatoria". Praticamente ha due sensi di marcia divisi da uno spartitraffico inutile, e parallelamente a ogni senso di marcia c'è il parcheggio per le macchine, che una in fila all'altra creano un pericolo immenso per le biciclette: basta che qualcuno apra una portiera a destra perché il malcapitato ciclista cada malissimo e non si rialzi più, ci lasci le penne. Sì, anche se è difficile crederci attaccata alla lunga fila di macchine parcheggiate, sulla destra, c'è una pericolosissima pista ciclabile, nemmeno rialzata rispetto alla strada, e affianco a questa pista ciclabile il marciapiede (rialzato). Basterebbe semplicemente invertire la pista ciclabile col marciapiede: facendo andare le biciclette sul marciapiede, sarebbe tutto più sicuro, i pedoni affianco alle macchine parcheggiate non rischierebbero di morire per una portiera aperta nel momento sbagliato, magari da un bambino. Senza suscitar stupore, la maggioranza dei ciclisti che transitano in quella via utilizza il marciapiede: al diavolo, hanno ragione. San Donato Milanese è piena di orrori stradali, ci sono piste ciclabili – che non possono nemmeno essere chiamate così perché sono una linea gialla tracciata per terra a un metro dal marciapiede –, che quando arriva l'autobus diventano fermate. A quel punto il ciclista di passaggio, o decide di sparire, volatilizzandosi, ed ecco a cosa serve il metaverso, oppure deve semplicemente morire perché l'autobus deve fare la fermata. Certo l'autobus può aspettare che proceda, ma che modo è questo? Che ignoranti abbiamo lasciato a gestire questo mondo!


Venendo al dunque, una domenica mentre sto correndo sul marciapiede della via "ammazzatoria", capisco di voler attraversare sulle strisce pedonali che stanno per arrivare. Già ho in mente che la macchina che arriverà sulla strada non mi vedrà bene, a causa della fitta fila di macchine parcheggiate. Scorgo proprio una macchina, decido di fare una cosa apposta, un test: appena arrivo alle strisce pedonali fingo di buttarmi, per poi arrestarmi subito. L'autista si ferma, allora procedo a correre, ma pensate un po', dopo aver attraversato mi suona, anche?! Già per miracolo hai frenato, andavi sparato, oltre il limite di velocità, hai anche da dire? È un vecchio signorone con l'Audi, la moglie affianco, ovvio, abbassa il finestrino e mi dice che "non si corre..." e io gli rispondo "è vero, non si corre di domenica, di domenica si magna e basta!". I signori che stanno passeggiando lì intorno se la ridono, la prossima volta quell'idiota, per evitare di farsela addosso per la sensazione di stare uccidendo una ragazza di quarant'anni più giovane, andrà più piano? Test fallito. State attenti, devono andare a mangiare. La domenica si mangia e basta.


[La vera storia di via Antonio Gramsci a San Donato Milanese]


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Nov 10, 202304:05
١٦ Giorgio Seganos

١٦ Giorgio Seganos

Giorgio Seganos è un uomo, se si può dir così, e questa è la sua storia. Il sabato e la domenica si alza dal letto alle 12 minimo, ma non perché sia un discotecaro, bensì un pigro, uno sfaticato. Ha più di trent'anni, nessun hobby e uno stipendio, ma nessuna voglia di lasciare la casa della mammina e del papino. Non si sa se più per il fatto che non ha nessuna presunta spasimante, o perché non sa nemmeno allacciarsi le scarpe. Più la seconda delle due, ma state tranquilli, usa dei mocassini senza lacci. I genitori non lo lasciano mai da solo, altrimenti può farsi la popò addosso, ha anche paura della luce. Sì della luce, non del buio, per questo esce davvero poco, e la sua camera rimane per la maggior parte del tempo tappata, con le tapparelle completamente abbassate. Di cognome fa Seganos non per nulla, la sua attività più audace è quella, quella che pensate. Ma una leggenda narra che non sia incredibile neanche in quella, però è un vero porcone.


Il narratore non esagera, non è nel suo interesse, è il singolare protagonista ad adattarsi al semplice raccontare. Ogni cosa che fa è così stupida da suscitare pena, sconforto. O quasi... Ce n'è una che invece fa proprio ribrezzo. Il narratore non esagera, è che semplicemente dopo una breve ricerca ha scovato che Giorgio Seganos, nella sua finta innocenza di bambino cresciuto, è un pervertito trafficante di cose. Non posso dire di quali cose dai, intendo quelle cose che ci sono nella congiunzione delle gambe delle donne. Sì, le chiameremo cose. Le cose creano delle allucinazioni nella testa porconica di Giorgio, e Giorgio si perde, non capisce più niente, non capisce quanto è schifoso quello che pensa, quello che fa. Colleziona donne nell'immaginazione, tramite le immagini delle loro parti "migliori", svestite, che possono essere il rotondo retro, il doppiamente rotondo davanti, il sopra, il sotto... e poi le sfoglia e ha le sue allucinazioni. Non c'è più da chiedersi perché non è pieno di spasimanti, il suo approccio è deviato dal suo cervello marcio, è deviato dall'immagine distorta che si è creato delle donne. È un porcone, un insulto all'universo femminile, all'universo in generale. Giorgio Seganos è un uomo, se si può dir così, e questa è la sua storia.


[Tratto da una storia vera]


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Nov 03, 202303:26
١٥ Mezzi molesti

١٥ Mezzi molesti

Molte volte uscendo dal capolinea della metropolitana perdo la coincidenza, ed essendo che l'autobus è appena andato via, mi metto a camminare fino al liceo di Via Martiri di Cefalonia, per poi salire sull'autobus successivo e andare a casa. E non lo faccio perché mi piaccia particolarmente quel luogo, ma dritto per dritto si arriva precisamente in quel punto prima dell'arrivo dell'autobus successivo. È poco più di un quarto d'ora di camminata, che quando fa freddo serve anche per non congelare stando fermi impalati in fermata. Fare questo però ha senso solo quando non si è in orari inavvicinabili, come tra le 13 e le 14, perché a quell'ora continuano a uscire gli studenti, che riempiono fino a scoppiare i mezzi pubblici. Martedì mattina, al ritorno, ho fatto il grave errore di pensare che a metà dell'ora critica non ci sarebbero stati problemi, ma non è andata così; entro nell'autobus per miracolo, spingendo un pochino, tra l'altro la camminata mi ha abbastanza accaldata: sembra far freddo ma invece ti sei coperto troppo perché in realtà non fa freddo, è questo il nuovo mondo.


Sei schiacciata tra i ragazzini, ma non è nulla, si sopporta, non avresti aspettato l'autobus successivo, soprattutto dopo che avevi perso anche quello precedente a questo, ti eri fatta tutta la camminata di un chilometro e mezzo e via dicendo. Tuttavia, a un certo punto, ti senti tirare da dietro, ti senti bloccata con la testa, sei entrata per ultima e sei sulla porta, fai un pensiero poco entusiasmante ma che purtroppo si rivela corretto: hai i capelli, cioè la coda, incastrati tra le porte dell'autobus. Allora cerchi di mantenere la calma, e di aspettare la fermata successiva, non è così lontana, ma quel minuto diventa interminabile, la sensazione è bruttissima, un autobus in movimento ti sta tirando i capelli, ed è pure pieno zeppo, senti una goccia di sudore scendere sulla schiena, lungo la spina dorsale. Finalmente l'autobus si ferma, si aprono le porte, scopri che non è successo niente ai tuoi capelli, perché per fortuna le porte hanno una chiusura gommata, gentile, ricominci a respirare, ma non vedi l'ora di arrivare a casa, ormai ti reggi anche a fatica col peso di 7 ragazzini che ovviamente ti si appoggiano tutti addosso. Non credi a cosa ti è successo, ma stai bene. Racconterai questa storia e non crederanno alle tue parole.


[Racconto autobiografico della giornata del 24/10/2023]


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Oct 27, 202303:21
١٤ Violazione della privacy

١٤ Violazione della privacy

Che lo si dica in British English priv-a-see, o in americano, pry-va-see, la privacy è una questione chiara. Se procuri a un qualsiasi personaggio un mio documento privato, che non lo riguarda neanche lontanamente, sei fuori dai giochi. Ma non sono giochi né capricci le faccende del Garante, non si va semplicemente indietro di qualche casellina come con le ochette del famoso gioco, e nemmeno in punizione dietro alla lavagna: si paga una multa severa, salata, almeno quanto la pietanza di quando ti si apre il tappo della saliera esattamente nel piatto. Una cascata, una scivolata che imita una valanga. Non è più possibile riavvolgere il filo e sistemare... c'è un'unica cosa da fare, bisogna pagare. E soprattutto nel caso di una violazione della privacy sanitaria, dove i dati sono più sensibili, e ancor di più se si tratta di una violazione della privacy sanitaria che ingloba dati della sfera psicologica. Lo dice ogni psicologo, ogni psichiatra che si rispetti: a ogni appuntamento, a ogni colloquio, le cose che verranno fuori qui, per il segreto professionale rimarranno solamente qui.


Magari i miei dati fossero rimasti protetti come mi era sempre stato detto, non è andata affatto così. Ma prima o poi il Garante prende per il collo i malfattori, li ferma al muro tenendoli sollevati, a un'altezza rischiosa, e un bel giorno li fa cadere nel salasso che meritano. Le vittime di una violazione della privacy sanitaria si sentono vulnerabili, come nude a Natale nel mercatino di Bolzano, dove è impossibile aspettarsi che passino inosservati, che i loro dati possano fuggire a rivestirsi insieme a loro, e hanno freddo, un freddo assassino, che congela il cuore, la fiducia, il cervello, la dignità. Le vittime di violazione della privacy devono aspettare con pazienza ma sanno che il loro simbolico risarcimento arriverà. Ci sarà per loro quel giorno, magari sempre di Natale, magari del 2025, in cui mostreranno con gioia un regalo inatteso che chi li ha offesi tempo prima ha finalmente dovuto ordinargli. Mi vedo nel futuro con 10 o 20 o 30mila euro in tasca, anzi 30mila meno 4000. Il Vision Pro potrà essere uno sfizio raggiungibile, una simbolica coccola a nascondere le sofferenze tempo addietro subite ma ormai dimenticate. Sopportare un mondo di vermi è difficile, te ne hanno dette di ogni, anche che sei così ritardata che dovresti essere rinchiusa in un centro psichiatrico per la vita. Ma tu sai che la tua vita è speciale, e in essa non si paleserà solo un visore, ma molte cose, un compagno di vita reale, leale davvero. La privacy è reale, leale, ma per me diventerà persino speciale. Ogni sogno è accompagnato da molte fortune.


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Oct 20, 202303:55
١٣ La mia vampira

١٣ La mia vampira

C'era una volta una professoressa di Scienze. Già dal primo anno di liceo si innamora di una ragazza che ha in classe, sia per l'intelligenza della ragazza sia per altri dettagli che racconteremo proprio adesso. La ragazza si accorge troppo spesso dei suoi sguardi, delle attenzioni particolari che ha per lei. Un giorno, dopo la spiegazione dei gruppi sanguigni, la professoressa chiede a qualche studente se sa il proprio, e ovviamente pone la domanda anche alla ragazza, per scoprire che possiede il gruppo 0 Rh negativo. La professoressa, dando tanta importanza alla genetica, rimane incantata dalla risposta, e da quel giorno la ragazza capisce sempre più che gli occhi della professoressa fossero interessati a lei non solo perché la trovasse molto intelligente, ma perché, oltre al suo fisico atletico, le piacesse anche il suo sangue "raro e pregiato". Allora la ragazza si ricorda anche di una lezione antecedente, riguardante la pelle, la melanina, in cui la professoressa aveva detto esplicitamente davanti a tutta la classe che la ragazza avesse una carnagione chiarissima, alludendo al fatto che sostanzialmente gliela invidiasse, avendo una carnagione molto scura lei. Presumibilmente la ragazza è un fototipo 2 o al massimo 3, aveva ragione. Ma collegando le due immagini la ragazza sentiva sempre più semplice associare il comportamento della professoressa a quello di una vampira, che la osservava spesso, mirando alla sua pelle chiara e giovane, e al suo sangue.


La mia vampira è quella professoressa di Scienze, e non mi stupisco più di come mai spesso io abbia avuto bisogno di prendere un integratore di ferro, proprio quando c'era lei a morsicarmi le braccia, le gambe, e il collo con gli occhi. Sento quelle ferite addosso. Di recente ha anche provato a imprigionarmi perché fossi in un posto facile da raggiungere quando durante la notte si trasforma in una vampira assetata, ma non ce l'ha fatta, e ora sta impazzendo ed è scontenta. Ma i suoi sguardi assetatissimi sulle mie braccia, sulle mie gambe, sul mio collo, anche solo tramite il pensiero, rimangono ogni giorno profondi, indelebili. La mia vampira è una professoressa di Scienze di quarant'anni più grande di me, che ha voluto succhiarmi l'anima, ma quell'anima adesso l'avvelena. Il sangue buono delle persone buone, in quelle cattive diventa cattivo, e come veleno uccide.


[Tratto da una storia vera]


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Oct 13, 202302:58
١٢ La gomma, la collega G.

١٢ La gomma, la collega G.

Due settimane fa mi trovavo come al solito in una di quelle giornate fittissime, senza prendere fiato stavo facendo questo, quello, e quell'altro, tutto di corsa per poi prendere l'autobus. Avevo anche un video in upload su iCloud, cercavo di spingere la barra di caricamento sul display con gli occhi. Miracolosamente in tempo, scendo in fermata, corro, prendo l'autobus. Mi riposo, pensando a come sarà rivedere Mario, è sabato, pranzeremo insieme e poi faremo un giro. Tutt'a un tratto succede l'imprevisto, si sente un botto, enorme, repentino, fa spaventare molto me e tutti i passeggeri. Ma nell'autobus non si scorgeva nessuna modifica, nessuna pistola,... Il tempo di pensare un attimo e mi sento di rispondere con sicurezza alle domande dei passeggeri ancora dubbiosi: "cosa è successo?", "è scoppiata una gomma dell'autobus".


Così sono costretta a prendere un passaggio da mio padre, che per fortuna stava già per passare di là con la macchina. Di sabato gli autobus passano ogni 40 minuti nel mio paese, troppo, soprattutto per quanto fremevo dalla voglia di rivedere Mario, di mangiare la pizza insieme, di ridere. L'autobus si sa ha i suo pro e i suoi contro, come ogni cosa. Un pro importantissimo è quanto si presta alla lettura, per me anche dalle 6:57 di mattina, come l'altro ieri, che infatti mi sono seduta e sono partita, sia letteralmente sia a leggere Don Chisciotte della Mancia. Un altro pro è la tranquillità di farsi portare con l'autobus negli orari non di punta. Sempre l'altro ieri, poco dopo le 12, al ritorno, non stavo leggendo ma bensì ascoltando uno dei miei podcast tech settimanali americani fissi, fingendo di ammirare, a destra e a sinistra, il paesaggio già largamente conosciuto. Ad un certo punto vedo qualcosa di incredibile e comincio a ridere nel silenzio dell'autobus per 10 minuti buoni. La collega G., con un atteggiamento abbastanza sconsolato, stava imboccando viale De Gasperi in bicicletta. Non l'avevo mai vista in bicicletta, ma sempre in macchina; ripensandoci in effetti la sua macchina da tempo era scomparsa dal parcheggio della scuola. Ho rivoluzionato i miei assassini, i loro complici, e tutti quelli che hanno osato anche solo sfiorarmi. La collega G. un giorno rise di me con la mia assassina, me ne accorsi, ma non so perché lo fece: non mi sembra strano avere un cuore. Quel che conta è che adesso rido io. E il detto si sa bene, non devo starlo a ripetere.


[Fatti realmente accaduti]


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Oct 06, 202303:28
١١ Il peluche, la premiazione

١١ Il peluche, la premiazione

La mamma mi sta preparando, già, di domenica funziona così, bisogna andar di qua, di là, da questi e da quelli... si capisce che è una stupidata ma cerchiamo di fingere una qualche partecipazione; sono ancora piccola. Siamo diretti come al solito in un posto pieno di persone, di bambini come me ma che non capisco: se piangi, almeno fallo per una ragione interessante, altrimenti le tue lacrime perderanno valore, ci diranno ancora una volta che la nostra nuova generazione è un fallimento, e così via. Sia chiaro alcuni bambini invece mi piacciono tanto, però per esempio una volta passai una strana mattinata con Elena, continuo a trovarla molto in gamba, ma quel giorno ci trovavamo all'asilo, con due peluche identici, o meglio, per aspetto identici, ma per noi due diversissimi e con due accuditrici diverse, Elena e io, qualcosa da non sottovalutare. Si può capire che ad un certo punto ce li siamo scambiati e stava partendo una lotta greco-romana perché ognuna fosse certa di tornare a casa con il proprio. Secondo me avevo ragione io, secondo lei aveva ragione lei, insomma tutte e due rivendicavamo il possesso dello stesso peluche. Non so come finì, in sostanza ricademmo tra i bambini che dicevo di non capire poco fa.


Ma insomma, stavamo andando a questa sorta di festa, una di quelle cose colorate in cui si mangia troppo, quando per tutta la settimana la mamma ti ha continuato a dire che non va bene mangiare questo e quest'altro. Bah, se potessi esprimerlo direi che per me sono strani questi genitori. E allora dopo aver mangiato pizzette, olive, arachidi, biscotti, pasticcini, torte, e chi più ne ha più ne metta, il silenzio. Ormai avevo capito c'entrasse mio padre, perché si era messo a parlare con altri uomini molto simili a lui, in forma, coi polpacci definiti, molto abbronzati in faccia... Ma nessuno poteva sapere che spesso aveva portato a casa le sue coppe vinte in alcune gare amatoriali di ciclismo, e che il gioco consisteva nel darmele, fare qualche foto fingendo fossi io ad averle vinte, eccetera. Il silenzio fu seguito da un signore anziano che iniziò a parlare al microfono, tutti lo guardavano, io guardavo tutti. Poi al piccolo palco si avvicinò un signore, uno di quelli simili a mio padre, con le gambe da ciclista: non ci ho messo molto a capire che una volta che il signore anziano avrebbe smesso di parlare, avrebbe fatto arrivare la sua medaglia, il riconoscimento per l'anno sportivo. Nemmeno il tempo di prevederlo che mi metto ad applaudirlo, da sola, con tutta la forza che ho. Tutti si voltano verso di me stupefatti, increduli potessi aver intuito tutto senza suggerimenti e prima del tempo a quell'età.


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Sep 29, 202303:46
١٠ Introduzione, seconda stagione ☾

١٠ Introduzione, seconda stagione ☾

Servirebbe una seconda introduzione di riflessione, giusto per accertarsi di sapere cosa vogliamo fare. Ricominciare non è mai facile. È come rituffarsi nell’acqua e ricordarsi che si galleggia, e poi provare ad avanzare, con l’attrito dell’acqua che si oppone. Ma alla fine è semplice, basta iniziare e poi si scivola: se si parte e si pazienta si arriva dovunque. Non si deve pretendere di chiedere continuamente dove stiamo andando, non stiamo andando da nessuna parte. Il cuore ci salva da un’esistenza fredda e senza meta. Però dobbiamo avere cuore, se non abbiamo cuore ci sembrerà inutile il dolore, senza senso l’aspettare. È giusto non sapere la destinazione ma il viaggio deve avere l’ambizione di arrivarci, alla destinazione, perché per capirci qualcosa dobbiamo sperare ci siano cose grandi, lì avanti; ma grandi davvero, sempre più grandi di quello che può essere grande, sempre più belle di quello che può essere bello.


Se non mi sono spiegata bene, vi siete persi, e tutto questo non c’azzecca niente, bene; volevo farci smarrire per poi farci ritrovare il percorso, e se non troviamo il percorso sarà il percorso a trovare noi! Quante volte si dice “non avrei mai immaginato sarebbe andata così”, in positivo o in negativo cambia poco. Non scegliamo del tutto noi, non credete? È probabile non lo crediate, ma forse sarebbe presuntuoso ammettere di avere pieno controllo. Una vita non ha controllo da quando nasce a quando muore, e se ce l’avesse non morirebbe. E la chiamiamo vita ma potremmo chiamarla in qualsiasi altro modo, di fatto non sappiamo veramente cos’è. Un flusso inarrestabile, come questo in cui siamo finiti anche io e te, e chiunque abbia ascoltato. Ci sentiamo presto, altre storie racconteranno la vita, o questa cosa che chiamiamo vita e non sappiamo perché. Grazie.



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Sep 22, 202302:48
Trailer • La Novella di Natale ★

Trailer • La Novella di Natale ★

Ogni stagione conterrà 10 storie da 3 minuti, quindi ogni stagione durerà 10 settimane, però non si sa quando uscirà un’altra stagione…

Anche ne “Le mille e una notte” il numero 1001 non va preso alla lettera: “mille”, infatti, in arabo significa “innumerevoli”, e quindi “mille e una” significa “un numero infinito”.


(Originariamente pubblicato il 21/12/2020, e poi ripubblicato il 20/09/2023, a ridosso dell'uscita della seconda stagione e per il cambiamento di hosting del podcast.)

Sep 20, 202301:22
٩ La fine dell'inizio

٩ La fine dell'inizio

Ed ecco, questa è la fine dell'inizio. Il viaggio è ancora lungo, procederà col tempo. Chi ha ascoltato sa della diversità dello star qua, di sentire la mia voce. Illude, allude, attrae, conquista... sono questa, questa persona curiosa e aperta alle storie, mie, sue, tue, di chiunque, di qualunque fatto importante, meno importante, ma impattante. Tornerò per raccontare del presente, del passato e del futuro, perché ogni cosa appare ricorrente, l'esistenza è coerente, si compone automaticamente, e proprio quando vuoi provare a capirla, a deviarla, lei ti ferma, interrompe le tue mosse, con scosse insistenti, potenti, e con sorprese non indifferenti. Il destino saprà mettere in pari ogni conto rimasto in sospeso, compreso quello che ora sembra il più squilibrato. Quello che fai hai, e solo in questo senso verrai ricordato.

È ora di lasciare uno spazio vuoto, in cui il tempo continuerà a scorrere ma insegnerà come al solito. I ruoli si ribalteranno, i finti offesi verranno scovati, gli offesi veri risarciti. Sarà chiara la direzione del flusso, la posizione dell'onesto, quella del personaggio funesto. La storia è univocamente determinata, decidibile, deducibile, la giustizia verrà agevolata, alla fine riavrà sempre il suo posto in prima fila nello spettacolo della vita. Il velo prima o poi si squarcia. Adesso però stendiamo un velo pietoso sulle falsità, a breve ne sventoleremo uno in favore della ritrovata libertà. "Le Mille e una Novella" vi ringrazia, vi saluta, l'emozione è tanta.


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Nov 25, 202202:34
٨ Il freddo, la stufetta, la cagnetta Lilly

٨ Il freddo, la stufetta, la cagnetta Lilly

È inverno, quello vero dei primi anni 2000, e Miriana, 8 anni, viene portata dai suoi genitori in montagna, a Campodolcino. Con loro c'è anche Lilly, una deliziosa cagnetta di taglia piccola, col pelo corto, dorato... È chiaro fin da subito che le temperature, soprattutto di notte e in alta quota, scenderanno di parecchi gradi sotto lo zero. Le prime sciate mettono a dura prova Miriana, è piccola, ancora insicura sulle piste, e le sue paure si accentuano con la stanchezza, una stanchezza derivata dalla sopportazione giornaliera di un freddo tagliente: la mamma teme possa ammalarsi, nel pomeriggio sulle piste si arrivano a sfiorare i -25 gradi centigradi, ma Miriana non cede nemmeno per un attimo, e verso le 16:30, alla chiusura degli impianti di risalita, lei e i suoi genitori tornano al calduccio, da Lilly, che come sempre li aveva aspettati fiduciosa nel camper. Il camper, però, non possiede il riscaldamento diffuso in tutto il mezzo, come avverrà negli anni successivi sui nuovi camper ma che in quel momento non era ancora in uso, è fornito solamente di una piccola stufetta situata in un sol punto.

Miriana ogni pomeriggio al rientro dalle piste da sci non vede l'ora di precipitarsi con Lilly vicino alla stufetta; Lilly è una cagnetta intelligente e proprio ci si appiccica a quella stufetta! Resistono tutti a quel freddo anomalo, ma sono felici, forti e si voglio tanto bene. Tuttavia una mattina il papà di Miriana, intento nel mettere in moto il camper perché era venuta l'ora di spostarsi in un altro posto, viene sorpreso da un imprevisto: il carburante s'era congelato, avevano dimenticato di aggiungerci l'anticongelante e il serbatoio era diventato un blocco di ghiaccio. Chiamano il meccanico, che risolve il problema andando direttamente al campeggio. Il papà, la mamma e Miriana una sera di 17 anni dopo, riraccontano nel dettaglio la vicenda, col sorriso e quel minimo di insofferenza per il ricordo speciale di un viaggio in montagna in pieno inverno nei primi anni 2000.


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Nov 19, 202202:58
٧ Un piano delittuoso fin dalla base

٧ Un piano delittuoso fin dalla base

La moglie è ansiopatica da anni, il marito lo diventa a causa sua. Si inserisce una ragazza eccezionale, che fa notare a entrambi, con un linguaggio perfetto, molto diretto, che il loro unico figlio è imbarazzante, violento, malato di qualcosa che non vedevano. Non lo immaginavano, quindi nascondono la delusione e la gravità della storia, ma si sentono da subito fortemente minacciati, da quel linguaggio preciso, impeccabile; l'ansia di cui soffre la moglie esplode, e il marito viene travolto dall'angoscia che la sua famiglia patriarcale, se la ragazza diffondesse la notizia, venga etichettata male... Cominciano ad architettare un piano malefico per sbarazzarsi della ragazza, che a causa delle sue parole, puntuali e vere, rappresenta una minaccia. Vogliono fare qualcosa che secondo loro possa metter fine a tutto, ma malauguratamente l'ansia che da molto prima dell'ultima vicenda li imprigiona, li tradisce.

Avviano il loro piano malefico, ma pochi giorni dopo si accorgono di non possedere effettivamente degli strumenti reali per mettere nel sacco la ragazza. Vivono allora, per alcuni mesi, dentro a una sorta di laboratorio, di associazione clandestina, per nascondere il loro progetto e riuscire a creare degli strumenti e le circostanze che cercano, inevitabilmente del tutto falsi. Tuttavia non sono geni del male, al massimo scemi da legare, e il risultato che ottengono, dopo mesi, è ridicolo in maniera evidente, è sconnesso, senza una logica; la moglie non comunica al marito la verità delle sue azioni, il marito non si pone il problema di esaminarle: ne esce una messa in scena comica, cosmica. Il loro avvocato si trova subito a capire quanto sia l'ennesimo caso di vendetta agevolato da una legge spesso ostica... Sa che non gli stanno dicendo il vero, e che la ragazza lo farà notare, ma non può dirlo agli scemi da legare, e gli resta solo da attenuare, limitare i danni, di un piano delittuoso fin dalla base.


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Nov 11, 202202:51
٦ La nutria delle tenebre

٦ La nutria delle tenebre

Si sono portati via il tuo percorso di corsa preferito, e la palestra. Hanno osato privarti momentaneamente della tua palestra personale. Capisci subito che non puoi trovarne un rimpiazzo in così poco tempo, te li eri costruiti progressivamente con ogni sorta di costruttivo ragionamento... allora esci per un allenamento serale improvvisato intorno a casa, è buio, nessun punto è illuminato a giorno come i luoghi che avevi selezionato: sai già che l'obiettivo sarà quello di non pestare nessuna cacca, che oltre a non portare fortuna, puzza. Cominci a correre, e delle strisce pedonali non illuminate, in curva, ti donano l'ebrezza di capire che, per un soffio, la morte non sarà l'unica invitata alla tua festa neanche questa volta: il passaggio di una macchina ti fa scivolare una ventata d'aria fresca e minacciosa sul fondoschiena.

Quindi arrivi nel parco alle spalle della chiesa. C'è poca gente, e già noti che la struttura per fare gli esercizi è inutilizzabile: a malapena si vede, ma non avrebbero potuto metterci un banalissimo lampione? No. Mancano le candele e pare il cimitero dove giustamente verresti transitato dopo la messa del tuo funerale nella chiesa giusto lì davanti... Halloween è alle porte e continui a pensare a scenari di questo tipo, è inevitabile. Dopo 6 chilometri di corsa monotoni in cui ti senti "fuori dal tuo", decidi di abbandonare quella zona per tornare a casa. Sotto casa fai il classico piccolo defaticamento camminando, arrivando anche su un tratto di marciapiede tenebroso; ti stavi distraendo con la musica, girando la testa repentinamente scorgi una nutria gigante che sta rosicchiando qualcosa insistentemente; fai un balzo per lo spavento, e abbastanza disgustata ti metti a ridere: anche stavolta hai finito col tuo defaticamento.


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Oct 28, 202202:38
٥ L'atto psicomagico

٥ L'atto psicomagico

Spesso puoi affidarti solo a te stessa; anche stavolta ti hanno fatto di tutto e vuoi liberartene in modo drastico. Qualcosa fa traboccare il vaso, una goccia inaspettata, un gesto insopportabile: vuoi smettere di soffrire, cerchi l'aria e non c'è, nuoti ancora, cerchi l'aria e trovi nuovamente solo acqua... Allora ti fermi, pensi a qualcosa di folle, che possa soddisfare tutte le tue voglie di ribellione. Trovi l'atto, un atto psicomagico simbolo che ti permetterà di staccarti da un pezzo del tuo passato, o meglio di riattaccartici per un istante e vedere in maniera consapevole che lo stai spingendo via.

Sei in collera con una persona, sai di voler raggiungere la sua casa, pensi che quello che unisce il suo appartamento al resto è lo zerbino, il malcapitato oggetto di frontiera su cui puoi accanire l'irrefrenabile rabbia che provi nei confronti di quella persona. Ti stupisci perché riesci a entrare agevolmente dal portone nella giusta scala del palazzo, per prendere lo zerbino e portarlo fuori. Nel tragitto ti accorgi che è vecchio, rotto, tagliato, zozzo, pieno di capelli, peli, polvere, e schifo accumulato; lo paragoni esattamente al menefreghismo della persona che ti ha fatto imbestialire, all'aspetto trasandato della sua esistenza, stai tenendo il mano la copia esatta di quella persona abominevole, che non sa gestirsi, che è piena di conflitti interni, errori,... che si tramutano in un comportamento infantile, lunatico, disordinato e incoerente, che da troppo tempo ti porta a stare male. Una malattia non tua, ma che ti si rivolta addosso, come lo zerbino malmesso. Tenendolo in mano, con ribrezzo, ti distacchi dalla realtà; nel mentre cerchi di capire dove tu lo stia portando o forse dove lo zerbino stesso ti stia portando. Dopo molti passi percorsi mentre mentalmente ti trovavi in un posto sollevato da terra, tutto tuo, in una realtà parallela teatro del tuo atto psicomagico, arrivi davanti a una chiesa, e ti va bene perché quella persona aveva finto di essere solo casa e chiesa; metti lo zerbino davanti alla chiesa connettendo così, idealmente e fisicamente, i due ingressi della casa e della chiesa. Fotografi lo zerbino all'ingresso della chiesa, affinché l'atto venga salvato per sempre. I piedi di quella persona non passeranno mai sullo stesso zerbino dopo averti pestato l'anima; il mondo subirà un microsbalzo impercettibile, ma tu, tu sai di esser ritornata nella realtà, aver liberato tutto il tuo desiderio di cambiare. L'atto psicomagico ti avrà cambiato la vita per sempre.


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Oct 21, 202203:28
٤ L'assistente
Oct 14, 202201:17
٣ I denti, la scala mobile, le scatolette di tonno

٣ I denti, la scala mobile, le scatolette di tonno

Alice alle 7:13 sale sull'autobus. Sa già dove mettersi, ovviamente in piedi perché i posti a sedere sono già finiti, ma riesce ad appoggiare lo zaino e il pranzo che ha preparato sull'unica sorta di ripiano presente sul mezzo, pronta per l'arrivo di tutti i ragazzini delle scuole, che faranno quasi scoppiare l'autobus. La mascherina FFP2 e le cuffie isolanti indosso. Nella metropolitana è un po' meglio, cambia a Centrale e poi arriva al Politecnico. Le ore 8 sono vicine e 9 ore di lezione a Ingegneria la aspettano. Nell'ora della pausa per il pranzo viene stupita da quella che lei pensa possa essere solamente una visione, un miraggio: nel bagno, con due lavandini in comune per maschi e femmine, trova un ragazzo intento a lavarsi i denti. Alice e il ragazzo cominciano a complimentarsi a vicenda, non comprendendo entrambi come il resto del Politecnico possa saltare il lavaggio dei denti dopo pranzo, soprattutto quando la mascherina era obbligatoria... Alice la sua mascherina continua comunque a metterla anche in ogni aula, sono sovraffollate, ogni 7 secondi si sentono starnuti, tosse: ormai è abituata a non prendersi nemmeno una cosa di quelle. Pensa sempre che non vuol dare a degli sconosciuti la priorità di infettarla con qualsiasi cosa, dopo aver imparato molto in base a quanto accaduto col Coronavirus.

Arriva per Alice la parte di giornata più pesante, alle ore 17 di solito la forza di volontà nel seguire tutto attentamente viene messa a dura prova, i simboli, le nozioni, risultano ancora più astrusi. La Matematica le piace da matti e non lascerebbe mai quello che sta portando avanti, è una passione che ha da sempre, nei primi anni del liceo si divertiva, dopo l'allenamento di nuoto agonistico e lo studio delle altre materie, la sera tardi, a trovare altri metodi per risolvere gli esercizi di Matematica assegnati, per condividerli il giorno seguente con un compagno di classe e la prof.ssa, sempre ben contenti di accogliere i suoi ragionamenti. Alle ore 18 e qualcosa la giornata in università è finita, ma la aspetta il viaggio di ritorno. Ha tardato qualche minuto per passare dal bagno e già vede che le persone presenti nella metropolitana sono molte di più di quelle della settimana precedente alla stessa ora. Arrivata al capolinea le va di nuovo male, tutti i passeggeri vengono fatti scendere dall'altra parte dei binari, con conseguente intasamento. Non ne può più della gente, prova ad accelerare il passo per uscire, e sì, prova anche una via malvagia, la scala mobile al contrario; pur affrontandola decisa la fa cadere giù dopo pochi gradini, drasticamente. Ma si rialza e procede. Urta leggermente una signora sempre con la voglia di uscire. La signora le dice che non si fa così, Alice le risponde che se uno sta male e ti urta non è niente dopo essere stati in una metro completamente piena. La signora ride dicendo che non gliene frega nulla se sta male. Alice si arrabbia, urta in maniera decisa la signora, la signora le lancia addosso la borsa della spesa che reggeva in mano. Alice non si fa niente ma dalla borsa escono 7/8 scatolette di tonno singole. Alice assiste a tutta la scena, scappando via scoppia a ridere dicendo "adesso raccoglile tutte una a una mentre vengono calpestate dalla folla!"

[Racconto autobiografico della giornata del 5/10/2022]


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Oct 07, 202204:07
٢ I delfini selvatici che gli saltano vicini

٢ I delfini selvatici che gli saltano vicini

Mamma, papà e una bambina di undici anni, italiani. È luglio, vanno in vacanza col loro camper. Sono affezionati a un certo campeggio situato a Rovigno, in Istria, Croazia; è come la loro seconda casa. Non prenotano, non è necessario, ma sperano sempre, che al loro arrivo, si liberi un posto in prima fila sul mare. Quest'anno se la sono cavata proprio bene: posto in prima fila, scambiato con un simpatico signore tedesco in partenza per tornare a casa, e pure una piccola palla lasciata in regalo per la bambina. Passano alcuni giorni, per loro è il massimo, vivere in libertà dalla mattina alla sera con indosso solo il costume; beh no ecco, magari la sera si vestono un minimo che il clima istriano prevede un bel freschetto, ma stiamo parlando delle 21:30, quando spesso si ritrovano a rientrare col piccolo gommone in loro possesso, dopo il solito pomeriggio in navigazione tra le isole, e sulle isole, anche a pescare, granchi, ricci, ostriche, cose di ogni genere. I loro orari sono determinanti: di solito escono in mare di mattina, verso le 9, le 10, per poi tornare al camper per pranzo, all'una circa; invece di pomeriggio sfruttano le ore migliori, quando il sole scende, dalle 17 alle 20, o come detto, a volte anche fino alle 21 inoltrate, col tramonto, e quasi col buio.

Essendo sistemati in prima fila, davanti al piccolo golfo pieno di gommoni e di barche ormeggiati, ogni giorno vedono passare tre signore tedesche, sui quarant'anni, tre belle stazze. Anch'esse possiedono un gommone, più grandicello, ma con un difetto: perde un po' della sua rigidità di volta in volta, e sono costrette a gonfiarlo un po', a mano, cioè "a piede", ogni giorno prima di uscire per mare. Gli orari delle tre signore sono praticamente opposti a quelli della famigliola italiana: escono per mare sempre verso l'una, l'una e mezza, col sole altissimo, e rientrano sempre verso le 17, le 17:30 per la cena. Un pomeriggio tornano un poco più tardi del solito, super entusiaste. Allora la famigliola italiana comincia a chiedersi cosa può esser successo di tanto inusuale, e decide di avvicinarsi, scoprendo così, per le parole delle tedesche "dolphins, dolphins, dolphins!", che per la prima volta avevano avvistato il passaggio dei delfini. La famigliola comincia a ironizzare, e il papà non sapendo l'inglese ma conoscendo solamente l'internazionale gesticolare tipico campano, riesce a dire alle tedesche: "eeeh noi abbiamo visto dolphins già due volte quest'anno...". La famigliola torna quindi verso il camper, divertita, sapendo benissimo cosa vuol dire sfruttare le ore di mare calmissimo, piatto, senza increspature, come fosse olio, quasi tutte le sere delle vacanze di luglio; al tramonto, col silenzio, la calma, l'emozione: i delfini selvatici che giocano, gli saltano vicini.

[Storia autobiografica risalente al 2008]


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Sep 30, 202203:56
١ La prima lezione di Pole Dance

١ La prima lezione di Pole Dance

Anna, vent’anni, studia all’università, a Milano: questa è la storia del suo primo approccio alla Pole Dance. È settembre, si presenta alla prima lezione, con qualche paura e quel pizzico di curiosità che di solito si ha, all’inizio di ogni nuova attività. Ha delle aspettative, tanta immaginazione su come potrebbe essere… Ma come spesso accade viene smentita in gran parte e velocemente, da dinamiche a dir poco esotiche. È vestita in maniera tranquilla, con dei pantaloncini molto corti e le scarpe da ginnastica. È anche la più giovane di tutte, le altre partecipanti vanno da un’età di venticinque anni in su, ma ecco, molto molto su: ben presto viene a ritrovarsi in un gruppo pieno di sessantenni formidabili. Queste sessantenni cominciano a sbalordirla, non hanno i pantaloncini, bensì delle sorta di mutande brillantinate aderenti, dei top esclusivamente con paillette, ombelico scoperto, decolleté esagerato, provocano con lo sguardo, s’appendono al palo con una sicurezza indomabile.

Sono praticamente delle vecchiette ma cosa ti combinano, pensa Anna, hanno delle scarpe che affiancate alle mie fanno paura, tacchi a spillo e anteriormente pure un’alta zeppa, e quando cominciano a girare attorno al palo, con tanto di spaccate a testa in giù mantenendosi appese, rischio di venire conficcata da uno dei loro tacchi minacciosi, stupefacenti! La ragazza col compito di assistere le partecipanti si avvicina ad Anna per chiederle se ha mai fatto danza, o cose simili, lei risponde di no; tuttavia alla fine della prima lezione è soddisfatta, malgrado i lividi sugli stinchi è già riuscita a girare attorno a quel palo. Le rimane impressa tutta la scena delle signore d’alto livello, divertita la racconta alle sue compagne di corso.

[Storia ispirata al recente racconto di Giulia P.]


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Sep 23, 202202:37
٠ Introduzione, prima stagione ☾

٠ Introduzione, prima stagione ☾

Questa è l'introduzione, la storia delle storie. Fingi di pensare io non sia solo una voce ma una presenza, una presenza che è lì, vicino a te. Perché se non sono lì allora che gusto c'è, basta un libro, un audiolibro, ma no: sono vivace e pretendo un posto vicino a te. Sul treno, sull'autobus, in macchina, in bicicletta, per strada, al lavoro, in cucina, in soggiorno, o in camera da letto con la luna vicina al tetto, che ci osserva. Se proprio ti scappa possiamo andare anche in bagno, non guardo, tranquillo, non guardo! E di che si parla, si parla di cosa succede, nessuna finzione, è tutto tratto da quella realtà irreale che ci circonda. Ti sarà capitato spesso di pensare, ma io, perché sono io, in questo corpo, con questa mente, con questa voce, e respiro, mangio, espello... Bravo, esatto, la mia presenza serviva appunto a questo, serve che tu sia tu, e tutti siano tu, no non intendo che tutti siano te, dico che tutti devono essere proprio loro stessi, per sentire ciò che provano, per fare quello che fanno, per ascoltare un podcast tanto strambo.

Allora se ti ho convinto ti aspetto per le prime dieci storie. In trenta minuti di solito non senti nemmeno mezza puntata di un podcast ma stavolta ne sentirai dieci, a comporre un'intera stagione; mettiamo da parte l'esser prolissi in favore di qualcosa di concentrato, estremamente curato. Sono dieci storie da tre minuti, tratte da avvenimenti del passato e del presente, scritte settimana per settimana a partire oggi, venerdì 16 settembre 2022, senz'alcuna premeditazione. I testi di ogni puntata verranno trascritti nella corrispondente descrizione, "Le Mille e una Novella" può partire.


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Sep 16, 202202:14